Sepino Moderna

Piazza N.Prisco nel dopoguerraNel 1799 gli echi della Rivoluzione Napoletana arrivano anche in Molise: gruppi di sepinesi si schierano a favore della Rivoluzione. L’intero Molise è sconvolto dal disastroso terremoto di Sant’Anna, fra il 26 e 27 luglio 1805, che distrugge anche parte del castello.  Il 14 marzo 1806, con l’entrata dei francesi in Napoli, inizia il cosiddetto “decennio francese” in cui regnano prima Giuseppe Bonaparte poi Gioacchino Murat. Comincia così un periodo di riforme che porta a svecchiare le strutture antiquate del regno.

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Sepino Romana

Ricostruzione SAEPINUM IMPERIALEÈ certo, comunque, come ricorda A. La Regina, che  ”   …per mille anni i pastori sono stati gli unici forestieri a cavalcare attraverso la città scomparsa, terra coltivata fra fantastiche rovine. Un giorno, tanti anni fa, un vecchio pastore narrò a un viandante curioso di antichità, sulle montagne d’Abruzzo, che lontano, più a sud, vi era Lautilia, una città morta, costruita da cavalieri antichi, i quali poi l’avevano abbandonata per andare a liberare il Santo Sepolcro in Terrasanta. Ma si diceva che sarebbero ritornati, chissà quando, e che allora la città sarebbe ridiventata bellissima, con le sue mura, le sue chiese, le sue piazze, le sue fiere piene di gente…”

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Sepino Sannitica

la Postierla del MateseLe prime tracce umane in territorio di Sepino fanno riferimento al ritrovamento di una capanna preistorica, in un bosco ai piedi del monte Mutria. La capanna risale al Neolitico ed aveva una struttura semiovale. Lungo la parete destra era adagiato il corpo di una donna con il suo corredo funebre costituito da una ciotola, due conchiglie forate, una fusaiola sferica e una punta di freccia di selce. I vari ritrovamenti consentono di datare la capanna tra il 3600 e il 3000 a.C.   Nel corso del II millennio a.C. si afferma la cosiddetta civiltà appenninica, con economia prettamente pastorale. Nel IV secolo a.C. il Molise attuale era abitato da popolazioni italiche appartenenti al ceppo sannitico, le cui origini risalenti al VIII a.C. fanno riferimento ai Sabini. La tradizione, riferita da scrittori antichi, come Strabone o Festo, vuole che i Sabini, situati nel cuore dell’Italia centrale, praticassero il Ver Sacrum (o primavera sacra). I Sabini, in momenti di pericolo o di calamità naturali,  dedicavano al dio Marte tutto ciò che nasceva nella successiva primavera: i bambini nati in tale periodo non venivano immolati, ma allevati come sacrati (consacrati) e, raggiunta la maggiore età, dovevano lasciare la loro tribù alla ricerca di nuove terre guidati da un animale sacro, stabilendosi nel luogo che si pensava l’animale avesse indicato. I primi sacrati, secondo la tradizione, erano capeggiati da Comio Castronio e partirono in settemila verso il Sud, sotto la guida di un bue. Il luogo prescelto da questi divenne poi la culla della loro nazione e dal bue prese il nome di Bojano. Sono questi i futuri Sanniti.

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