san pietro di cantoni dall'altoSito in località Cantoni di Sepino occupa una posizione rilevata (q. 665) e dominante, aperta sull’ampia vallata del fiume Tammaro. L’area sacra, recintata da murature megalitiche, disegna un triangolo irregolare i cui lati si allungano sul terreno per qualche centinaio di metri. Lo spazio interno, come di consueto, è diviso in due parti pronaos (l’atrio del tempio) e naos (cella interna) delle quali il primo è di dimensioni doppie rispetto al secondo. Il naos era delimitato da colonne sormontate da capitelli dorici, la cui altezza è stimata intorno ai quattro metri. Il tempio ricalca una struttura più antica, della quale rimane il solo perimetro. Come gli altri santuari, assolveva a numerose funzioni: luogo di culto, di mercato di assemblee, banca per la custodia dei capitali comunitari, teatro per rappresentazioni in onore della divinità, luogo di sosta per viandanti e pellegrini.
I rinvenimenti degli scavi fanno pensare ad una frequentazione del luogo molto altalenante e correlata alle vicende del vicino municipio di Saepinum. Le prime tracce di frequentazione attiva del luogo risalgono al IV secolo a.C., come riferiscono i numerosi reperti risalenti a questa epoca. Tra il II e il I secolo a.C. al progressivo sviluppo della città romana di Saepinum si contrappone il lento e graduale declino della frequentazione del tempio, da mettere in relazione anche alle migliorate condizioni economiche e di sicurezza della popolazione in questo periodo. Durante l’età imperiale il numero dei reperti si riduce, a riprova di un periodo di declino per il santuario. Al progressivo abbandono del sito di Altilia, successivo all’età imperiale, si associa una rinascita, in chiave cristiana dell’antico tempio italico.

Infatti, a partire dal quarto secolo, nell’area del santuario viene edificata una chiesa, statuetta rinvenuta a San Pietro di Cantoninella quale vengono impiagate le componenti architettoniche dell’antico tempio: al centro del lato di fondo viene ricavato un abside e la parte centrale viene suddivisa in tre navate. I vari rinvenimenti, fanno pensare ad una vita attiva del santuario fino al VI-VII secolo. Ancora oggi all’area viene dato il nome di S. Pietro di Cantoni, ma i reperti degli scavi non permettono, ad oggi, l’effettivo riscontro della dedica della chiesa al santo. Dell’antico tempio italico sembra invece certa la dedica ad una divinità femminile, Mefite, protettrice della sfera della maternità, degli affetti domestici, della procreazione e, più in generale, della fertilità delle messi, dei pascoli, degli armenti. Della dea è stata rinvenuta una statuetta in bronzo con alla base una iscrizione in osco che ne riferisce il carattere di ex voto. Il rinvenimento di frammenti di statuette raffiguranti Ercole suggerisce molteplicità di culti all’interno del santuario, come era consuetudine all’epoca. Nel maggio del 2003, in una delle case coloniche della vicina Altilia, è stata allestita una mostra, tuttora aperta al pubblico, dal titolo “La Dea, il Santo, una Terra. Materiali dallo scavo di S. Pietro di Cantoni di Sepino”, nella quale trovano posto una parte dei reperti rinvenuti nello scavo di S. Pietro.